INDICE
1. Il significato della tesi di laurea.
2. La scelta dell'argomento.
3. Le fasi del lavoro.
4. L'approfondimento delle conoscenze: la bibliografia iniziale e il suo esame.
5. La ricerca e l'analisi delle fonti.
6. La struttura della tesi di laurea.
7. Poche regole per la sua stesura.
8. Il testo definitivo.
9. Le regole formali per le citazioni.
1. IL SIGNIFICATO DELLA TESI DI LAUREA
Nello svolgere la tesi di laurea, che costituisce il coronamento degli studi universitari, lo studente è chiamato a dare prova di capacità di iniziativa. Sia pure con il supporto dato dal relatore, egli deve dapprima mettere a fuoco il proprio obiettivo, individuando l'argomento di tesi, per poi coglierlo, realizzando un lavoro completo e organico su tale argomento attraverso l'impiego dei metodi di analisi e di sintesi appresi nel corso degli studi universitari.
2. LA SCELTA DELL'ARGOMENTO
Esistono significative analogie tra lo svolgimento del lavoro di tesi e la messa a punto di una nuova attività originale di qualunque tipo essa sia. Occorre anzitutto un'idea. Un'idea promettente è un argomento o un problema che, in qualche suo aspetto, possa essere affrontato in modo innovativo.
L'argomento della tesi viene scelto di comune accordo tra il docente e il laureando. Le indicazioni offerte dal docente sono finalizzate a far sì che:
· l'argomento risponda ad alcuni elementari requisiti di scientificità (cioè consenta l'uso di fonti adeguate, permetta un minimo distacco critico, non sia già stato affrontato nei dettagli dagli studiosi in modo tale da ritenere esaurito lo sforzo di ricerca al riguardo, ecc.): in tale prospettiva, anche una tesi deve essere finalizzata alla acquisizione di nuove conoscenze;
· l'argomento non sia troppo ampio: in questo caso, infatti, lo studente correrebbe il rischio di "perdersi" fra troppe questioni, fonti eccessivamente abbondanti, difficoltà di esposizione; oppure, al contrario, sarebbe costretto a effettuare una ricostruzione superficiale e generica;
· l'argomento, infine, possa essere affrontato avendo a disposizione studi di base, documenti, bibliografia iniziale, in parola: fonti.
D'altra parte è importante che il tema proposto incontri l'interesse personale dello studente, il quale dovrà impegnarsi in non pochi mesi di intenso lavoro. Per questo la fase di ricerca di un argomento per la propria tesi deve essere ben ponderata: solitamente, partendo da una preferenza dello studente ci si avvicina all'argomento definitivo attraverso graduali messe a punto nei colloqui con il docente relatore.
3. LE FASI DEL LAVORO
Schematicamente, le fasi di lavoro per la stesura di una tesi possono essere così indicate:
a. approfondimento delle conoscenze sull'argomento scelto, utilizzando alcuni importanti lavori di dottrina e qualche documento di rilievo;
b. selezione delle fonti (documenti e letteratura) da esaminare;
c. esame delle fonti;
d. preparazione di un'ipotesi di schema;
e. avvio dell'esame analitico delle fonti e raccolta di appunti, indicazioni, materiali, ecc.;
f. perfezionamento dello schema e inizio della stesura, capitolo per capitolo.
Sulla base dell'esperienza fatta si può ritenere che un lavoro del genere comporti – come già rilevato – una durata di non pochi mesi ove lo studente abbia ultimato gli esami e si dedichi all'elaborazione della tesi con impegno.
Si deve comunque avvertire, in via del tutto preliminare, che la preparazione di una tesi in materie giuridiche difficilmente può prescindere dalla conoscenza – perlomeno a livello di comprensione di testi scritti – di lingue straniere quali l'inglese, il francese, il tedesco o lo spagnolo. Monografie, articoli, documenti e studi di vario genere nelle lingue suddette vanno dunque consultati anche nel caso di effettuazione di una tesi di diritto e politica delle Comunità europee, di diritto privato, di diritto commerciale, ecc., benché in questi ambiti la lingua italiana sia indubbiamente di utilizzo prevalente. Non si possono infatti completamente ignorare importanti studi della realtà giuridica straniera o comunque della realtà italiana vista in una prospettiva comparata.
4. L'APPROFONDIMENTO DELLE CONOSCENZE: LA BIBLIOGRAFIA INIZIALE E IL SUO ESAME
Per poter "produrre" uno schema occorre approfondire le proprie conoscenze sull'argomento scelto, utilizzando le fonti (documenti e letteratura) pertinenti. Infatti la prima fase del lavoro – una volta definito almeno a grandi linee l'argomento della tesi – consiste nell'approfondire le proprie conoscenze su quella determinata questione.
Partendo dalle letture indicate dal docente il laureando dovrà quindi costruirsi, attraverso l'uso delle bibliografie o dei riferimenti via via trovati, un piccolo schedario di indicazioni bibliografiche. Lo scopo è quello di giungere ad una solida conoscenza dei principali aspetti che attengono al tema di tesi. Ciò costituisce l'essenziale ed ineliminabile terreno su cui costruire la propria ricerca.
Di ogni testo esaminato si consiglia perciò allo studente di predisporre una scheda (per uso personale, utilizzando gli abituali supporti cartacei o un personal computer) contenente:
· cognome e nome dell'autore o indicazione dell'organo, dell'ente, ecc., che ha provveduto all'elaborazione del testo;
· titolo del saggio o comunque del testo preso in considerazione;
· editore, luogo di edizione, anno di edizione (oppure: titolo della rivista, annata, anno solare, numero del fascicolo, pagine);
· eventuale collocazione in biblioteca.
Anche ogni appunto (riassunto, brano tra virgolette, ecc.) tratto da tali letture e riportato sulle schede dovrà sempre essere accompagnato dalle indicazioni della fonte (v. successivo punto 5).
Per la raccolta della bibliografia si consiglia:
a. di far tesoro delle citazioni contenute nei contributi inizialmente indicati dal docente;
b. di ricorrere a raccolte bibliografiche quali: Karlsruher Juristische Bibliographie (bibl. in lingua tedesca); Public International Law – a Current Bibliography of Articles; Index to Foreign Legal Periodicals (American Associations of Law Libraries); Harvard Law School Library-Current Legal Bibliography; Dizionario bibliografico Napoletano; Repertorio del Foro Italiano e della Giurisprudenza Italiana; Bibliografia contenuta in alcuni periodici: ad es., in lingua inglese, American Journal of International Law, American Journal of Comparative Law; Common Market Law Review; e, in lingua francese, Revue Critique de Droit International Privé; Revue Trimestrielle de Droit Européen; Revue Générale de Droit International Public; Annuaire Français de Droit International.
A questo punto l'idea iniziale può essere opportunamente elaborata sino a diventare un progetto: infatti, giunto ad un sufficiente livello di conoscenza di quanto può riguardare direttamente o indirettamente la propria tesi, il laureando può ipotizzare uno schema, un "indice" del tutto provvisorio del futuro lavoro. Esso avrà – per il momento – una funzione orientativa. Lo schema è infatti un oggetto dinamico. In fase iniziale, quando il contesto è maggiormente incerto, consente una prima e provvisoria programmazione del lavoro da svolgere. Al procedere del lavoro, e alla conseguente diminuzione dell'incertezza, viene inevitabilmente modificato; ogni cambiamento implica ovviamente una revisione nella programmazione del lavoro non ancora svolto. Se ci sono impegno e capacità la tesi giungerà sicuramente in porto; tuttavia, potranno esserci significative differenze rispetto al progetto iniziale. Non è quindi possibile prevedere con precisione il tempo necessario per effettuare il lavoro di tesi; tuttavia non è ragionevole pensare ad un impegno inferiore ai sei mesi.
Eventuali modifiche importanti è opportuno che avvengano con il consenso del docente: infatti lo schema deve servire ad indirizzare tutto il lavoro di ricerca, favorendo la concentrazione ed evitando dispersioni o ripetizioni.
Si tratta dunque di elaborare un documento di due o tre pagine. Tale documento deve comprendere:
· la letteratura esaminata in via preliminare;
· gli obiettivi della tesi e le ragioni sottostanti alla loro scelta;
· gli strumenti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi;
· uno schema della tesi con un'indicazione di massima sul contenuto dei diversi capitoli come pure sulle parti originali del lavoro.
Una volta redatto, il progetto dovrà essere discusso con il futuro relatore; dopo aver ricevuto la sua approvazione e, soprattutto, i suoi consigli, il lavoro di tesi potrà avere inizio.
5. LA RICERCA E L'ANALISI DELLE FONTI
Sulla base delle conoscenze acquisite e dell'ipotesi di lavoro, il laureando, con l'aiuto del docente, deve procedere ad un analitico esame, un puntuale approfondimento e un sistematico coordinamento delle fonti cui attingere.
Esse potranno essere:
· fonti a stampa (ad es.: libri, giornali, periodici giuridici italiani e stranieri);
· fonti d'archivio (ad es.: lettere contenute nel fondo Jean Monnet presso l'Università di Losanna);
· raccolte di documenti (ad es. curate da una Organizzazione internazionale: documenti di seduta del Parlamento italiano; ecc.).
Da questo momento il ricercatore dovrà operare facendo sostanziale affidamento sulle proprie forze. E' questa la fase di più autentica ricerca, che si sviluppa, con gradualità di approfondimento e di risultati, ponendo precisi problemi di metodo, che si possono indicare:
a. nella individuazione delle fonti da impiegare;
b. nello studio delle fonti stesse.
Si tratterà, ad esempio, di valutare criticamente il materiale offerto: leggendo, analizzando, confrontando le varie fonti si dovranno trarre le indicazioni utili per costruire la tesi.
E' essenziale ricordare al proposito che nessun errore è più grave del ritenere che siano le letture a porgere direttamente e immediatamente le soluzioni al ricercatore: sono solo l'intelligenza, la capacità di sintesi e di interpretazione, la precisione del ricercatore medesimo, le qualità che fanno emergere le risposte alle domande che egli si è posto e le coordinano secondo uno schema di connessioni logiche, di successioni temporali che portano ad una ricostruzione valida dal punto di vista scientifico e della correttezza metodologica.
Sul piano pratico, nello studio delle fonti si consiglia di porsi sempre la domanda cruciale: cosa mi offre la fonte che sto esaminando per chiarire realmente l'oggetto del mio studio?
Infine, occorre nuovamente ripetere che ogni appunto preso (o ogni fotocopia fatta) dovrà sempre riportare gli estremi del documento o comunque del testo originale: titolo del libro o del documento o dell'articolo, in quest'ultimo caso denominazione della rivista o giornale ove è pubblicato, e data. Utile, e talora indispensabile, è anche l'indicazione della collocazione (ad es.: biblioteca dip. sc. pol. Un. Milano, biblioteca Un. Bocconi, ecc.) del documento o del testo. Dovrà sempre essere chiaro, inoltre, se gli appunti presi sono un riassunto liberamente fatto dal laureando oppure sono brani integralmente riprodotti (e quindi posti tra virgolette).
Pur tenendo presente la necessità di non schematizzare troppo, si possono individuare due attività prevalenti in questa fase:
a. quella della interpretazione delle fonti, interpretazione che deve consentire – in fase di stesura - di far comprendere, rendere intelligibile, ciò che attraverso la ricerca è stato raccolto e valutato, nonché risolvere problemi fondamentali quali lo stabilire ciò che è essenziale e ciò che è marginale, i nessi di interdipendenza (e eventualmente quelli cronologici) della trattazione;
b. quella della organizzazione del materiale, degli elementi tratti dalla documentazione raccolta: organizzazione che si è già venuta delineando nel corso della ricerca, ma che a questo punto deve fissarsi in uno schema definitivo.
6. LA STRUTTURA DELLA TESI DI LAUREA
L'ultima fase del lavoro consiste nella preparazione e nella presentazione dei risultati della ricerca. In linea di massima si può consigliare uno schema di tesi di questo genere:
· Introduzione: va scritta solo a tesi ultimata (in genere al momento in cui si scrive il capitolo conclusivo, cosicché le premesse poste nell'introduzione abbiano un filo logico che trova riscontro nel capitolo conclusivo) ed è destinata a chiarire il significato della ricerca, le difficoltà incontrate, eventuali aspetti particolari del lavoro.
· Capitoli: vanno divisi in paragrafi e eventualmente anche in sotto-paragrafi. E' superfluo avvertire che ciò dovrà essere fatto in modo equilibrato ed armonico, secondo l'importanza degli aspetti esaminati.
· Cenni conclusivi: per ricordare e riassumere sinteticamente i risultati del lavoro (naturalmente – come detto – essi vanno armonizzati con l'introduzione).
· Bibliografia: contiene (in due elenchi separati) l'indicazione sia dei documenti (seguendo un ordine cronologico dal più antico al più recente), sia della letteratura (seguendo un ordine alfabetico) consultati ai fini della preparazione della tesi e pertinenti con l'argomento trattato (anche se non citati nel corso della tesi).
· Allegati o appendice: in qualche caso eccezionale si possono riprodurre a fine tesi uno o più documenti concernenti l'argomento trattato, sempre che essi non siano pubblicati altrove o siano comunque assai poco conosciuti.
L'indice della tesi va collocato all'inizio di questa.
7. POCHE REGOLE PER LA SUA STESURA
Si possono dare altri suggerimenti di carattere generale:
1. ci si imponga il massimo di chiarezza espositiva, ricordando che non si scrive per sé ma per gli altri, per comunicare;
2. le parti di cui è costituito l'elaborato devono essere tra loro equilibrate anche sotto il profilo dell'estensione;
3. l'esposizione deve essere condotta con distacco, evitando le immedesimazioni (nel linguaggio soprattutto), i toni elogiativi come quelli ipercritici, le pure trattazioni cronacalistiche e tutti gli eccessi derivanti da non sufficiente dominio della materia, dominio di cui bisogna essere consapevoli in ogni momento;
4. occorre sempre contenere nei dovuti limiti la citazione diretta di brani tra virgolette: qualora esistano brani di particolare interesse potranno essere spezzati, intercalando citazioni dirette con riassunti e commenti; oppure il brano potrà essere riprodotto integralmente in appendice (vedi il precedente punto 7). Va infatti ricordato che la tesi non è un "collage" di brani, ma un'esposizione meditata di avvenimenti e questioni, in cui deve emergere l'intelligenza critica dello studioso o almeno la sua correttezza metodologica (è il laureando che scrive, non coloro i quali hanno scritto i testi che egli ha letto);
5. si deve perciò mantenere un giusto equilibrio nello sfruttare i lavori altrui: essi vanno evidentemente sempre citati, salvo quando sono stati usati solamente per apprendere notizie divenute di patrimonio comune (per esempio: se si ritiene opportuno – ad un certo punto della narrazione – ricordare avvenimenti come la creazione di una nota Organizzazione internazionale, l'indipendenza di uno Stato, la firma di un conosciuto trattato internazionale, ecc., non c'è bisogno di rinvii bibliografici, se, invece, si ripetono commenti o interpretazioni di quegli stessi avvenimenti, è doverosa la citazione in nota);
6. si evitino con cura le ripetizioni (sia nello stile letterario, sia nel contenuto); solitamente – tranne particolari casi – è meglio affrontare compiutamente un argomento che si è iniziato a trattare, in modo da porne in luce, una volta per tutte, le caratteristiche, salvo riprendere successivamente e in sintesi i risultati di quella trattazione.
8. IL TESTO DEFINITIVO
Durante la fase di stesura è consigliabile partire dal primo capitolo, proseguendo poi secondo lo schema fissato. L'introduzione e i cenni conclusivi sono gli ultimi ad essere scritti, proprio perché devono rappresentare, come si è detto, una sintesi finale dei problemi affrontati e dei risultati raggiunti.
La fase di stesura inizia solo con il consenso del docente: lo studente consegnerà capitolo per capitolo il suo lavoro accompagnandolo sempre con l'intero indice della tesi, come di volta in volta aggiornato. E' opportuno che – prima di scrivere il secondo capitolo – si attenda la correzione del primo in modo da potersi giovare di eventuali correzioni o suggerimenti del docente.
Il testo deve essere dattiloscritto. Nella prima stesura (da correggere) le note potranno essere anche battute a parte; nel testo definitivo dovranno essere riportate a piè di pagina, numerate progressivamente capitolo per capitolo. In ogni caso dovranno essere rispettate le regole qui di seguito indicate.
Esse rappresentano una parte importante dello studio: testimoniano il lavoro di ricerca fatto e consentono al lettore di risalire alle fonti: detto in una frase, permettono di verificare quanto e come lo studente si è documentato. In linea di massima le note hanno queste diverse funzioni:
1. riportano la citazione della letteratura pertinente, magari evidenziano opinioni, decisioni giudiziarie, ecc., favorevoli e/o contrarie alla tesi sostenuta nel testo;
2. citano un articolo di legge, una norma di trattato, un documento, ecc. (o rinviano ad una eventuale appendice documentaria della tesi);
3. trattano questioni di dettaglio che appesantirebbero il discorso principale svolto nel teso. Quanto alle regole formali delle citazioni si rinvia al successivo punto 10.
Si raccomanda la massima onestà; è assolutamente sconsigliabile citare letteratura e documenti "di seconda mano" (ricordati nei testi che si leggono). Oltre ad essere scientificamente scorretto, è anche molto rischioso non verificare personalmente la fonte.
Giova infine rammentare una seconda volta che, dal momento che spesso il docente prende visione delle diverse parti della tesi a distanza di tempo l'una dall'altra, è opportuno che ogni capitolo consegnato per la correzione contenga sempre anche l'indice particolareggiato o comunque lo schema generale dell'intera tesi.
9. LE REGOLE FORMALI PER LE CITAZIONI
Sia nelle note a piè di pagina come nell'elenco bibliografico finale, le citazioni devono essere dal punto di vista formale omogenee fra loro.
Vedi Norme per la redazione della tesi di laurea